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Hazard/Concern: colorazione capelli

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Le informazioni ed opinioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico.

A parlare della pericolosità delle tinture per capelli si rischia di finire in mezzo a quelli che: lo zucchero è veleno, l’olio di palma è veleno, il latte è veleno, i vaccini sono veleno ecc. ecc.
A non parlarne invece si rischia di finire in mezzo a quelli che: facciamo finta che… tutto va ben.

Ma il dubbio che molte mi hanno presentato: sono incinta, non so se tingermi i capelli, merita di essere affrontato.
Le tinture per capelli sono oggetto di una preoccupazione, abbastanza fondata, per potenziali effetti sulla salute. Purtroppo la tipica generalizzazione indebita colpevolizza tutta la categoria quando in effetti solo alcuni prodotti o ingredienti sono da anni oggetto di ricerche sulla potenziale tossicità e sui danni alla salute a cui sarebbero correlati. Dagli anni ’80, quando emersero evidenti correlazioni tra alcuni ingredienti delle tinture per capelli e varie patologie, anche gravi, le cose sono cambiate notevolmente.

Cause e fattori di rischio

Un altra fallacia tipica è quella che confonde precisi nessi causali e fattori di rischio.
Affermare che migliaia di persone che fanno un utilizzo abituale di tinture manifestano una maggiore incidenza di una specifica patologia, non significa che le tinture ne siano la causa. Specialmente se parliamo di patologie complesse, multicausali come il cancro.
In molti casi siamo in grado solo di definire dei fattori di rischio, quindi dati statistici derivati da studi epidemiologici, da cui si possono ricavare indicazioni probabilistiche.
Maledetto universo probabilistico ! Un rischio di beccarsi una grave malattia di 1 su 1000 ed un rischio di 1 su un miliardo non sono la stessa cosa.
Non ci sono indicazioni certe sul fatto che le attuali tinture con ingredienti autorizzati dal regolamento europeo comportino rischi significativi per la salute e quando queste evidenze ci sono state fior di scienziati ed esperti ha provveduto a proibire l’utilizzo di queste sostanze.
Ma non c’è neanche la certezza che alcune ragionevoli preoccupazioni possano essere del tutto fugate.

Valutazione della sicurezza

quando si parla impropriamente di salute del capello o di capelli sani, ci si riferisce alla sua integrità, resistenza ed altri fattori fisico-meccanici, niente di propriamente relativo alla salute.
Il capello è composto di “cellule morte” non si possono “ammalare”, sono già morte.

i rischi connessi alle tinture dipendono da quante sostanze con una potenziale tossitictà vengono a contatto con la pelle.

La eventuale tossicità di prodotti e sostanze che vengono applicate sui capelli si intende riferita alle sostanze che entrano in contatto con la pelle o durante l’applicazione o perché ricedute/trasferite nel tempo dal capello alla pelle. Intorno agli anni 80, sempre più ricerche epidiemiologiche hanno trovato una correlazione tra le tinture per capelli e varie patologie al punto che, nel 2008, l’esposizione a sostanze chimiche del parrucchiere o acconciatore è stata classificata dallo IARC come cancerogena 2a (probabilmente cancerogena per l’uomo). Nelle monografie IARC le tinture sono considerate il principale fattore di rischio.
Il difetto di queste classificazioni è che si fondano su meta analisi di dati raccolti in molti anni, quando le tinture che si utilizzavano fino agli anni 80 non sono affatto le tinture attualmente autorizzate nell’Unione Europea. Alcune ricerche pubblicate dopo il 2003 sulla relazione tra coloranti per capelli e cancro alla vescica hanno innescato un poderoso lavoro di revisione sulla sicurezza dei coloranti per capelli da parte dei comitati scientifici europei in collaborazione con l’associazione delle industrie cosmetiche.
Ne è derivata una drastica riduzione delle sostanze autorizzate dall’allegato del regolamento cosmetico, alcune con anche precise restrizioni di uso e concentrazione, ed una lunga lista, oltre un centinaio, di coloranti espressamente proibiti.
Quindi parlare di tossicità delle tinture per capelli oggi è molto diverso da come se ne poteva parlate 30 anni fa.
Un altro problema nella valutazione del rischio associato alle tinture per capelli sta nella difficile interpretazione dei dati ricavati su modello animale. I moltissimi test su animali condotti non forniscono informazioni certe sulla eventuale tossicità nell’uomo e soprattutto per i rischi nella riproduzione è complesso definire sperimentalmente se c’è qualche relazione tra interruzioni della gravidanza, malformazioni o malattie del nascituro e l’utilizzo di tinture durante la gravidanza. In certi casi l’unico supporto sono gli studi epidempiologici, con tutti i loro limiti.
Oggi la stragrande maggioranza delle sostanze coloranti autorizzate dal regolamento europeo sono state valutate in termini di:
  • tossicità acuta
  • tossicità a dosi ripetute
  • irritazione oculare
  • assorbimento dermico
  • sensitizzazione cutanea
  • tossicità riproduttiva
  • genotossicità/mutagenicità
  • cancerogenicità
  • tossicità fotoindotta
  • ma in molti casi i modelli animali non sono adeguati e metodiche e test alternativi non ci sono o non sono validati.
    Nel caso dei coloranti per ossidazione poi c’è un problema di reazioni e di tossicocinetica. Cioè lo studio dell’assorbimento , distribuzione, metabolismo ed espulsione dei diversi ingredienti deve considerare anche tutti i composti intermedi e finali che si formano con le reazioni di ossidazione.
    La p-Phenylenediamine si può accoppiare con il resorcinolo e formare un intermedio che dopo l’ossidazione si accoppia con un’altra molecola di p-Phenylenediamine fino a produrre il pigmento finale. Di tutti questi intermedi di reazione funzionali e non, più tutti i possibili contaminanti non si ha un chiaro profilo tossicologico anche se il comitato scientifico europeo ha valutato i prodotti di reazione delle 27 più comuni combinazioni tra 7 precursori e 10 accoppianti. Quindi una complessa e laboriosa valutazione ha eliminato dalla lista dei coloranti ammessi molte sostanze per la loro tossicità o pericolosità o anche solo perché l’industria non ha fornito un adeguato supporto scientifico che ne definisse la sicurezza. Ma ancora manca una completa definizione delle soglie sotto le quali la probabilità di effetti avversi è minima e qualche preoccupazione permane.

    Tinture e cancro

    La relazione tra tinture per capelli e varie forme di tumore è tra le più studiate, ma le varie ricerche prodotte negli ultimi anni forniscono dati controversi. Gli ingredienti più fortemente imputati di essere associati a varie forme di tumore (4-methoxy-m-phenylenediamine {4-MMPD} , 4-chloro-m-phenylenediamine, 2,4-toluenediamine, 2-nitro-p-phenylenediamine, 4-amino-2-nitrophenol) dagli anni ’80 sono state abbandonate dall’industria o espressamente bandite da direttive e regolamenti. Recentemente il regolamento europeo definisce di alcuni ingredienti coloranti il tenore massimo di nitrosamine (50 µg/kg ) e l’esclusione dell’impiego di agenti nitrosanti. Gli studi epidemiologici, che, lo ricordo, evidenziano un fattore di rischio non un nesso causale, danno risultati contrastanti, quindi inconcludenti. In certi studi le prove del rischio non viene rilevata, in certi studi è debole, in certi studi è significativa. Le relazioni più significative si trovano con i linfomi non-Hodgkin, sia nel linfoma follicolare che nella leucemia linfocitica cronica dove prima degli anni ’80 le tinture per capelli possono aver aumentato il rischio. Dopo gli anni ’80 le prove epidemiologiche di una relazione tra tinture e malattia sono deboli e si concentrano su soggetti geneticamente predisposti. Anche per il cancro alla vescica c’è qualche indicazione di un rischio associato ad una predisposizione genetica ma i dati sono per lo più inconsistenti e le ricerche più recenti non rilevano alcuna associazione statistica tra l’utilizzo delle tinture per capelli ed il cancro alla vescica.
    La maggioranza delle ricerche non rileva un aumento significativo del rischio di altre forme di tumore.
    Il gruppo di lavoro dello IARC che ha classificato come probabilmente cancerogena la professione del parrucchiere, definisce le prove epidemiologiche sull’utilizzo personale dei coloranti per capelli inadeguate concludendo che le tinture per capelli ad uso domiciliare non sono classificabili come cancerogene (Gruppo3).

    Tinture e allergie o sensitizzazioni

    Particolarmente sensibile al problema delle allergie e sensitizzazioni correlate all’utilizzo dei cosmetici, l’Unione Europea, ha imposto che vengano comunicate in molte tinture per capelli alcune avvertenze specifiche tipo questa:

    I coloranti per capelli possono causare gravi reazioni allergiche.
    Si prega di leggere e di seguire le istruzioni.
    Questo prodotto non è destinato a essere usato su persone di età inferiore a 16 anni.
    I tatuaggi temporanei all’henné nero possono aumentare il rischio di allergia.
    Non tingere i capelli:
    — in presenza di eruzione cutanea sul viso o se il cuoio capelluto è sensibile, irritato o danneggiato,
    — se si sono avute reazioni dopo aver tinto i capelli,
    — se in passato si sono avute reazioni dopo un tatuaggio temporaneo con henné nero.

    In realtà le sostanze coloranti di cui, nel memorandum del 2006 ed in altre opinioni del SCCS, viene segnalato un potenziale allergenico estremo o forte sono molto più di quelle per cui il regolamento impone di scrivere specifiche avvertenze.

    I principali coloranti per capelli con estremo o forte potenziale allergenico

    ordinati dal più presente al meno presente nelle tinture per capelli in commercio

    INCI e N° Cas Restrizioni Potenziale sensibilizzante Opionioni SCCS oltre al memorandum 2006
    RESORCINOL 108-46-3 III/22 Forte SCCS/1270/09
    M-AMINOPHENOL 591-27-5 III/217 Forte
    P-AMINOPHENOL 123-30-8 III/272 Forte SCCS/1409/11
    TOLUENE-2,5-DIAMINE SULFATE 615-50-9 III/9a Estremo SCCS/1390/10
    4-AMINO-2-HYDROXYTOLUENE 2835-95-2 III/243 Forte
    P-PHENYLENEDIAMINE 106-50-3 III/8a Estremo
    TOLUENE-2,5-DIAMINE 95-70-5 III/9a Estremo SCCS/1390/10
    1-NAPHTHOL 90-15-3 III/16 Forte SCCP/1123/07
    4-AMINO-M-CRESOL 2835-99-6 III/246 Forte
    N,N-BIS(2-HYDROXYETHYL)-PPHENYLENEDIAMINE SULFATE 54381-16-7 / 57524-615 / 5826244-5 III/8 Forte
    6-HYDROXYINDOLE 2380-86-1 No restrizioni Estremo
    HC RED NO. 3 2871-01-4 No restrizioni Estremo SCCS/1293/10
    PHENYL METHYL PYRAZOLONE 89-25-8 III/230 Forte
    1-HYDROXYETHYL 4,5-DIAMINO PYRAZOLE SULFATE 155601-302 No restrizioni Estremo SCCS/1449/11
    N-PHENYL-PPHENYLENEDIAMINE SULFATE 4698-29-7 III/8 Estremo
    N-PHENYL-PPHENYLENEDIAMINE 101-54-2 III/8 Estremo SCCP/0991/06
    HYDROXYETHYL-3,4METHYLENEDIOXYANILINE HCl 94158-14-2 III/249 Forte SCCS/1269/09
    HYDROXYPROPYL BIS(NHYDROXYETHYL-PPHENYLENEDIAMINE) HCl 128729-282 III/242 Forte SCCP/1051/06
    P-AMINOPHENOL SULFATE 63084-980 No restrizioni Forte
    P-PHENYLENEDIAMINE SULFATE 16245-77-5 III/8a Estremo SCCP/0989/06
    M-AMINOPHENOL SULFATE 68239-81-6 III/217 Forte
    4-AMINO-3-NITROPHENOL 610-81-1 III/215 Estremo SCCP/1207/08
    LAWSONE 83-72-7 No restrizioni Forte SCCNFP/0798/04
    3-NITRO-PHYDROXYETHYLAMINOPHENOL 65235-31-6 III/250 Estremo SCCP/1036/06
    HYDROXYETHYL-PPHENYLENEDIAMINE SULFATE 93841-25-9 III/256 Forte SCCS/1310/10

    Il rischio allergie da coloranti per capelli è notevole e la sempre più diffusa pratica dei tatuaggi, le cui procedure e pigmenti non hanno neppure lontanamente regolamenti e controlli come quelli sul cosmetico, non fa che amplificarlo.
    Ma come sempre nel rischio allergico, chi non è sensibilizzato o sensibilizzabile può utilizzare le tinture senza alcun problema.

    Rischi nelle Tinture erbali

    La valutazione del rischio chimico derivato dalle tinture erbali non è diversa da quella delle altre tinture, anche perché le sostanze pigmentanti contenute negli estratti erbali (il 1,4-naphthoquinone o il lawsone nell’Hennè , l’Indoxyl ß-D-glucoside dell’Indigofera tinctoria) hanno strutture chimiche simili a quelle di altri coloranti sintetici. Purtroppo la composizione degli estratti erbali è variabile, anche molto, in funzione della pianta, della sua esposizione, di fattori climatici, del sistema di raccolta, del sistema di estrazione e conservazione, ecc. Concludendo, la esatta composizione chimica di ciò che viene definito “estratto di” non è standardizzato e normato ed il consumatore non può in nessun modo sapere a priori se una tintura erbale può dargli reazioni avverse. Ad esempio il Comitato scientifico europeo SCCS, pur avendo classificato il Lawsone come forte sensibilizzante, considera l’estratto di Lawsonia ( alias Henna, Hennè ) non caratterizzabile, non essendo definita la quantità di Lawsone contenuta nell’estratto. Questa incertezza rende difficile definire anche gli altri parametri di rischio, cancerogenicità, genotossicità ecc.. Anche per questo nonostante anni di pressioni e lavoro da parte dell’industria cosmetica per far registrare i più noti estratti erbali tra i coloranti per capelli ammessi dal regolamento europeo ad oggi nessuno di questi è stato inscritto negli allegati III o IV .
    Il luogo comune che recita che essendo estratti erbali sono innocui o più sicuri non è supportato da nessun dato scientifico e neppure da un qualche razionale, pertanto il loro utilizzo va deciso responsabilmente di volta in volta considerando soprattutto l’affidabilità del fornitore e gli eventuali specifici rischi soggettivi ( allergie, gravidanza , ecc. ).

    Tinture e Gravidanza

    Gli ingredienti riconosciuti come coloranti per capelli dal regolamento europeo sono stati, in genere, valutati anche in termini di tossicità riproduttiva cioè in merito ai rischi per la salute sia per la madre che per il nascituro qualora vengano utilizzati in gravidanza. Anche sul rischio allergico le tinture per capelli europee sono le meglio regolamentate. Alcune recenti indagini epidemiologiche confermano che per professionisti, parrucchiere e coloriste, la gravidanza non ha comportato particolari rischi associati all’esposizione alle tinture per capelli, ma non è dimostrato che oggi una professionista che utilizza i guanti e rispetta le indicazioni ed avvertenze del produttore sia più esposta di chi si fa la tintura sui propri capelli.
    Il sistema che definisce la sicurezza del cosmetico delega al produttore la valutazione della sua sicurezza. Quindi se un produttore comunicasse esplicitamente sulla confezione della sua tintura per capelli che è utilizzabile anche in gravidanza mi fiderei, sperando che l’azienda non sia gestita da cioccapiatti a cui non è ben chiaro che razza di responsabilità si assumono. Altrimenti la decisione rientra nel solito processo di valutazione del rapporto rischio/beneficio che dovremmo fare tutte le volte che prendiamo decisioni del genere. Il rischio, maledetto universo probabilistico!, può essere anche minimo, anche non relativo a gravi patologie. Poi prodotti di aziende affidabili che investono molto in qualità e sicurezza, procedure che riducono l’esposizione della pelle alle tinture, possono ridurre ulteriormente questo rischio teorico. Ma il beneficio è estetico, qualche capello bianco in meno, un colore più alla moda o più consono alla propria immagine di sè. La valutazione del rapporto rischio/beneficio è sempre soggettiva, ma sospetto che come si può in gravidanza smettere di fumare o di tracannare superalciolici, si può anche aspettare qualche mese, prima di tingersi i capelli.

    Conclusione

    Le norme europee a tutela del consumatore ed utilizzatore di tinture per capelli sono tra le più avanzate ed efficaci.
    Se c’è un qualche rischio per la salute legato alle tinture per capelli, questo dipende da quanta tintura effettivamente entra a contatto con la pelle. A volte basta applicare creme barriera attorno allo scalpo o ridurre i tempi di applicazione per ridurre sensibilmente l’eventuale assorbimento cutaneo degli ingredienti delle tinture.
    Il rischio è anche funzione della concentrazione di sostanze coloranti contenute nella tintura, cioè, è più alto nelle tinture scure rispetto a quelle chiare.
    Nelle nuove formulazioni fatte nel rispetto del regolamento europeo gli ingredienti cosmetici fonte di grave preoccupazione non più di 10 anni fa sono stati eliminati.
    Le prove epidemiologiche di rischi di gravi patologie ( linfoma non-Hodgkin, cancro alla vescica, leucemia ecc.. ) sono inconsistenti o deboli per possibili rischi associati ad una predisposizione genetica.
    Al contrario i rischi di sensitizzazione e allergia correlati ad alcuni ingredienti sono rilevanti e comportano nella UE l’obbligo di comunicare ben precise avvertenze d’uso, compreso il fatto che questo tipo di tinture non è destinato a chi ha meno di 16 anni.
    La decisione di tingersi i capelli in gravidanza non è folle, ma dipende dalla valutazione del rapporto tra i rischi, per quanto minimi, ed il beneficio estetico che se ne ricava.

    Rodolfo Baraldini
     
    Riferimenti bibliografici sulla colorazione dei capelli

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